Il caffè è la poesia della vita e “oltre a farvi occupare il tempo vi dà pure una certa serenità di spirito”. Nel 1946, quando Edoardo De Filippo debuttava al teatro Eliseo di Roma con la commedia Questi Fantasmi, il caffè era già un’abitudine irrinunciabile per gli italiani. Anche in Napoli milionaria e Natale in casa Cupiello, De Filippo rende omaggio al caffè ma è in Questi fantasmi, la prima commedia di Eduardo rappresentata all’estero, che si dilunga in un monologo sulla filosofia napoletana del caffè, dispensando consigli e trucchetti per preparare un caffè ancora più gustoso e profumato.

Una scena memorabile vede il protagonista seduto al balcone, intento a spiegare in maniera appassionata come si prepara un buon caffè al suo dirimpettaio, il professor Santanna, spiegandogli come basti poco per essere felici, così come lo è lui quando può bersi un caffè preparato con cura da lui stesso. De Filippo si chiede: “Chi mai potrebbe prepararmi un caffè come me lo preparo io, con lo stesso zelo… con la stessa cura? Capirete che, dovendo servire me stesso, seguo le vere esperienze e non trascuro niente”.

L’amore per il caffè professato dal grande maestro del teatro italiano è ben noto. Per l’artista il caffè è la poesia della vita, un’abitudine che rende felice l’uomo, che se manca rende l’esperienza quotidiana priva di quella magia che solo un caffè può dare. Non importa se il caffè è venuto un po’ male, se te lo prepari da solo non te la puoi prendere con nessuno e lo bevi “convinto che è buono lo stesso”.

Quanto poco ci vuole per rendere felice un uomo, il caffè raccontato da Edoardo De Filippo

La famosa ricetta del caffè di Eduardo è la seguente: “Sul becco (della caffettiera napoletana) io ci metto questo “coppitello” (cappuccio) di carta in modo che il fumo denso del primo caffè che scorre, che è poi il più carico non si disperda. Come pure prima di versare l’acqua, che bisogna far bollire per tre quattro minuti, nella parte interna della capsula bucherellata, bisogna cospargervi mezzo cucchiaino di polvere appena macinata, …in modo che, nel momento della colata, l’acqua in pieno calore già si aromatizza per conto suo”, e allora il caffè viene più profumato!

Rimprovera la moglie che più giovane, non collabora: “la nuova generazione ha perduto queste abitudini che sono la poesia della vita”, e lui di poesia se ne intendeva, perciò De Filippo amava tostare il caffè da sé, stando ben attento ai tempi di cottura. Il colore deve essere “a manto di monaca”, questo un altro dei preziosissimi consigli dell’artista. L’ultima esclamazione, da vero napoletano esperto del gusto: “questo non è caffè è cioccolata! Vedete quanto poco ci vuole per rendere felice un uomo”.

E il caffè continua a rendere migliore e più piena la vita di molte persone, regalando felicità e energia di alta qualità a poco prezzo, avvicinando le persone, creando reti e collegamenti più forti di qualsiasi social network di ultima generazione. Per questo, se molte delle cose che prima avevano una certa importanza oramai hanno perso valore, vengono date per scontate o sono diventate obsolete, un buon caffè come una buona filosofia di vita non smetteranno mai di essere parte della vita degli uomini che vogliono essere “felici”.


Questo articolo è relativo a: Macchine caffè - storia del caffè

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